Nella notte tra il 13 e il 14 maggio dell’anno 1983 è stata effettuata l’operazione di deviazione del flusso lavico con l’utilizzo di esplosivi alla quota di 2150 m del vulcano Etna, mediante l’apertura di un varco lungo l’argine naturale occidentale, per convogliare la lava all’interno del canale artificiale appositamente creato, con l’obiettivo di proteggere i centri abitati di Ragalna, Belpasso e Nicolosi, riducendo o annullando l’apporto della lava al flusso principale.
L’intervento di demolizione dell’argine naturale della lava con utilizzo di esplosivi ha costituito una assoluta novità mondiale in materia di regolazione e gestione di un’eruzione vulcanica in una condizione emergenziale, sia per la portata elevata del flusso lavico che per il ridotto tempo a disposizione per progettare ed attuare la demolizione prevista, in una situazione di incertezza circa il mantenimento delle condizioni di progetto.
Le Amministrazioni locali e lo Stato, in uno spirito di collaborazione encomiabile, hanno gestito gli eventi con il fine ultimo di garantire un risultato positivo dell’azione concertata, che si è svolta in collaborazione con gli Enti di ricerca e di controllo specializzati in vulcanologia e con il supporto di vulcanologi stranieri di fama internazionale.
Gli interventi per la deviazione della lava, a livello progettuale e realizzativo, sono stati condotti dai migliori specialisti a livello nazionale, sia per la fase di perforazione e preparazione dei fori, sia per l’esecuzione della volata di mine, con difficoltà e rischi elevati, per l’alta temperatura dell’argine e per la presenza di rivoli di lava non facilmente gestibili.
Nel quarantesimo anniversario dell’impresa, si ricordano gli uomini che hanno contribuito al suo successo e le azioni che hanno caratterizzato il breve periodo concesso dalla natura per la soluzione dei problemi di protezione civile rappresentati dalla evoluzione della colata lavica.